mercoledì 21 ottobre 2015

great ocean road...prima parte

Sono gia passati quasi 2 mesi, il mio lavoro da Andrew, procede senza sosta.
La macchina agricola che stò modificando è quasi completata, come previsto il bilanciamento originale è andato a farsi benedire!!!

Probabilmente dovremo spostare il serbatoio dell'olio per bilanciare tutte le modifiche fatte....ma fino a quando la macchina non inizierà a lavorare non avremo una idea chiara di dove posizionarlo, oppure se basterà appesantire da qualche parte....

Angela ha iniziato a lavorare in un caffè, Giovanna, la proprietaria ci ha offerto di vivere in un appartamento sopra il bar...soluzione ottimale, ha tutti i servizi necessari e il prezzo è accessibile.
 L'ennesimo trasloco da quando siamo arrivati qui a Robinvale, ma probabilmente questo è l'ultimo....

Anche perchè in una insersione pubblicitaria, in rete, abbiamo scoperto che un istituto scolastico di Melbourne, offre lo stesso percorso di studi che stiamo seguendo con un prezzo notevolmente inferiore....

Merita valutare seriamente, se è il caso di trasferirsi...presa la decisione, facciamo richiesta alla scuola di poter cambiare.

La vigente normativa relativa all'imigrazione, non permette esplicitamente questo cambiamento, ovviamente la richiesta ci viene rifiutata!!!
E' possibile, tuttavia cercare di aggirare la norma. Le soluzioni (teoriche) sono svariate, cambiare il tipo di corso con un altro che il nostro istituto non offre, ma anche giustificando con motivazioni economiche, oppure la richiesta di un visto diverso da quello studenti. Perchè teoriche? ....  è semplice, è comunque il direttore che deve rilasciare lo studente e di questo se ne assume le responsabilità.

Normalmente, i direttori scrivono la lettera e poi si accertano che sia avvenuta l'iscrizione presso il nuovo istituto, se questo non accade sono tenuti a denunciare lo studente all' ufficio di competenza, il quale può decidere se cancellare il visto e rimpatriare, oppure, come normalmente accade chiamare lo studente a dare spiegazioni di quanto accaduto.

Purtroppo, siamo iscritti ad una scuola statale, e i dipendenti pubblici sono uguali in tutto il mondo. Non vogliono responsabilità senza poter giustificare il loro operato (sono stato uno statale anche io), ci sarebbero molte cose da dire, non lo farò...per una miriade di motivi, tutti giusti, tutti sbagliati...

I vari immigration agent ai quali abbiamo richiesto informazioni, hanno confermato il nostro punto di vista, cioè che il funzionario responsabile, sia affetto da "eccesso di zelo"...Ci siamo anche rivolti a un legale il quale ha tentato inutilmente di mediare in questa difficile situazione.

La situazione di stallo si protrae...per fin troppo tempo...Stefano di "just Australia",

http://www.justaustralia.it/

una organizzazione che si occupa di aiutare con gli studi ed i visti gli italiani che si accingono a voler tentare il salto, cerca in tutti i modi di aiutarci per trovare una soluzione...

Riceviamo una chiamata da Diego, che ci informa che di li a poco, rientrerà in italia e che se vogliamo può lasciarci il suo posto di lavoro!!!

Sarebbe perfetto...appuntamento con il direttore, alla luce di questa novità speriamo che la situazione si sblocchi.

Dopo i consueti preamboli, ci spiega che se il datore di lavoro si impegna, con una lettera ad cambiarci il visto con un 457 (visto sponsorizzato, il datore di lavoro si impegna a naturalizzare l'immigrato), lui non ha nessun problema a scrivere la lettera di rilascio.

Come spesso succede, il tempo non è dalla parte dei giusti....Angela viene messa in turno, nel ristorante, ma purtroppo non può essere presente perchè non ha le carte per uscire dalla scuola. Diego a malincuore è costretto da inserire un altra sua amica che non è legata al visto studenti.

Il proprietario del ristorante, per quanta collaborazione fosse disposto a darci, ha necessità del personale e non può aspettare che la nostra situazione si sblocchi...così, a malincuore siamo restati a guardare il "treno", che partiva senza che noi fossimo a bordo. E' la prima vera sconfitta!...

Che dire....ci sarebbe molto da dire....oppure nulla...resta solo l'amaro in bocca per l'occasione sprecata...perdere una battaglia non significa aver perso la guerra...ce ne saranno altre, faremo tesoro di questa prima sconfitta e faremo in modo di usarla per ottenere una vittoria finale.

Abbiamo alcuni giorni liberi, percui decidiamo di andare a Melbourne, prima di tutto per salutare Diego, per poi andare a vedere la Great Ocean Road.

La strada costiera probabilmente più fotografata al mondo. Costruita dai reduci della prima guerra mondiale. Che tornati a casa, per la maggior parte si erano trovati senza una occupazione. Il governo decise così di costruire una strada solo a fini turistici e paesaggistici (mai decisione è stata più saggia).
Partiamo alle 18.00, abbiamo in preventivo di fermarsi per strada a dormire.
E' buio e solo qualche truck convide la strada con noi, animali se ne vedeno ben pochi, è ancora inverno e per fortuna se ne stanno rintanati...la strada per cui è molto scorrevole, decidiamo di fare la sosta a Bendigo, è una grande città, di sicuro troveremo un albergo per la notte. Bendigo è una delle città più ricche dell'Australia, nasce dallo sfruttamento minerario, dal suo sotto suolo vengono estratte grosse quantià di oro, storicamente sono state aperte e chiuse circa 160 miniere. E scavati tunnel in tutte le direzioni, in pratica non c'è un posto dove non si stia camminando su una galleria. Al momento è in uso solo una miniera gestita a livello industriale e questa è il volano economico di tutta la città.

Arriviamo e Bendigo, dopo una veloce cena, ci mettimo in cerca di un motel che abbia una camera libera, ci accorgiamo, nostro malgrado che non ce ne è uno aperto!!! Dopo circa due ore di ricerca infruttuosa, decisamente contrariati, dobbiamo prendere atto che in inverno i motel a basso costo sono chiusi....andare all'albergo centrale equivale a spendere 300 dollari per una notte, quasi l'intero budget, che abbiamo deciso di dedicare per la gita....Non è nemmeno pensabile arrivare a Melbourne e dormire li, arriveremo troppo tardi, per sperare di trovare un ostello aperto...Ancora una volta tocca trovare un luogo dove dormire....dentro la macchina!!!...Questa in inverno...se d'estate qualche lato positivo si può anche trovare....in inverno...nemmeno quello!!!

Nonostante tutto, la stanchezza ha preso presto il sopravvento...poco dopo (in realta svariate ore), vengo svegliato dalla luce del sole ormai, l'alba è passata da un pezzo, sono pieno di dolori e di freddo...annoto mentalmente che non dormirò mai più in macchina (speriamo)...

Colazione ad un McDonald lungo la strada, cappuccino e pancake...come nella migliore tradizione del McDonald PESSIMI!!!...ma ormai all'orizzonte vediamo lo skyline di Melbourne e l'incazzatura di ieri sera è soltanto un ricordo.
Puntiamo il navigatore satellitare all'indirizzo dell'ostello dove Diego ha vissuto negli ultimi mesi e dove ci aspetta.
I saluti, due chiacchiere, qualche battuta....è molto preoccupato per il suo ritorno, già pensa ad una nuova partenza in direzione Londra oppure Sud America...in mezzo però c'è solo il volo che lo riporterà in Sardegna dai suoi cari e da un lavoro presso il ristorante di un amico. Ma anche un grosso punto interrogativo per il suo futuro...lo conosco abbastanza bene da sapere che sarà capace di costruire la propria fortuna, a prescindere da dove deciderà di costruirla...

Poche ore...al gate dell'aeroporto, i saluti finali sono abbastanza difficili, il tempo passato assieme ha cementato la nostra amicizia e quasi la certezza che i saluti non sarebbero arrivati....ma invece...quel numero sul tabellone sta a indicare che il check-in è iniziato...restano i saluti...semplici, pochi fronzoli, una stretta di mano e la promessa che ci rivedremo...dove, nessuno lo sa...ma sappiamo per certo che prima o poi arriverà anche quel momento...in fondo mi basta sapere che a prescindere da dove siamo, saremo sempre legati da una bellissima esperienza vissuta assieme e che ovunque sia...potremo sempre contare su di lui...e lui su di noi....A presto Diego.

Con un pò di nostalgia, puntiamo il GPS su Geloong, tappa che ci porterà all'inizio della Great Ocean Road....arriviamo e stà già facendo buio...sono piuttosto preoccupato per il motel Bendigo è ancora un brutto pensiero...mi sbaglio, al primo tentativo, troviamo da dormire, in una camera pulita, con  internet, riscaldamento e bagno...la ragazza alla reception, ci da una cartina del paese e ci segna i ristoranti e i bar dove cenare e fare colazione domattina....facciamo in tempo a fare i due passi che ci separano da una pizzeria...la doccia bollente che segue è l'ultimo appuntamento della giornata...
 DRINN.....DRINN...il suono del telefono accanto al letto è peggiore di un elettroshock!!!...ci chiamano per informarci che abbiamo fatto tardi e che se non ci muoviamo, saranno costretti a farci pagare due notti di soggiorno!!!....perfetto ci hanno già riconosciuti...

Il giro del paese ci fa scoprire che bisognerà dedicare un fine settimana anche a questo... oggi però abbiamo un altra destinazione.

Lasciatoci Geloong alle spalle, troviamo i primi cartelli di indicazione turistica, oltre a quelli che informano che qui si guida dalla parte opposta!!!..

E' la prima volta che ne vedo uno, non vorrei che la presenza sia dettata dal fatto che questa strada è presente in tutte le guide turistiche e molto vicina a Melbourne (circa 100km), e probabilmente è la prima meta per turisti appena scesi da un aereo....


Un ponte ci informa che siamo arrivati all'inizio, del percorso, ci aspettano 243 km di emozioni!!!

I primi chilometri la strada, è abbastanza chiusa, tra una collina e la vegetazione. Sulle pareti della collina, gli architetti si sono sbizzarriti nella costruzione di abitazioni, la maggior parte particolarmente moderne, qualcuna con sentiero di accesso sopraelevato alla terrazza che è separata dall'abitazione vera e propria...

Finita la kermesse delle ville, che per come la vedo io, dura anche un pò troppo...si inizia con quello che gli ideatori di questo "monumento alla natura", la vegetazione finisce e si comincia a costeggiare l'oceano, panorami di rara bellezza, spiagge bianche incontaminate, sulle quali si vanno a frangere i flutti di un oceano quasi mai calmo....i venti provenienti da sud, non trovando nessun ostacolo, sono pressochè ogni giorno presenti...come del resto i surfisti, che fanno parte del panorama praticamente in tutte le insenature raggiungibili...
Diventa difficile guidare, senza distrarsi, avvolti da una natura quasi incontaminata, di una bellezza alla quale pochi fortunati sono abituati.

Piano piano la costa si innalza, e iniziamo a viaggiare, sempre più in alto rispetto ala battigia, e le spiagge si trasformano in scogliere.

Poi, in lontananza fa il suo ingresso, un faro da navigazione (split point lighthouse), costruito in cima ad una scogliera più alta del panorama circostante...è quasi una presenza inattesa...ma messa proprio nel punto giusto!!


Ci fermiamo per vederlo meglio, ovviamente non siamo i soli a decidere di approfondire, i parcheggi, dedicati alla fermata non sono sufficienti, la conformazione del luogo non è molto adatta per crearne, se non si vuole sbancare la collina!!!
Come altri, ci inventiamo il parcheggio e scendiamo...il vento è freddo e impetuoso...si insinua dentro i vestiti, come raramente mi è successo di sentire...ma il resto lascia a bocca aperta, questo "fiammifero" alto 30 metri in mezzo ad una piccola radura che compare quasi all'improvviso, arrivando in fondo ad un sentiero, costruito sotto la rigogliosa vegetazione...

Il frastuono del dei marosi sottostanti, è forte e costante, schizzi d'acqua arrivano a lambire il bordo che si affaccia sull' oceano...
Dedichiamo giusto il tempo di un pò di fotografie, poi il freddo e la lunga strada che ci aspetta ci fa ripartire...

A questo punto il percorso, ritorna a fiancheggiare la spiaggia, a volte interrotta da basse scogliere, ogni tanto veniamo "inondati" dalla nebbia creata dai marosi e trasportata da vento verso la strada.

A Lorne, il primo centro abitato, vengo attratto da un cartello turistico "Erskine Falls"...seguo la via da questo tracciata...
Questa s'infila dentro una fitta vegetazione, le due corsie diventano presto uno stretto e scosceso sentiero, fino ad arrivare ad un parcheggio, in mezzo, il tronco di un albero di dimensioni ciclopiche.

Poco lontano, una ripida scalinata scende verso, il torrente che genera la cascata...nulla di particolarmente spettacolare...impressiona però il luogo dove questa è incantonata...

Una vegetazione rigogliosa evita di vedere la cascata fino a quando non ci sei nelle immediate vicinanze, cartelli avvertono della presenza di animali pericolosi, serpenti e ragni, che per fortuna in inverno sono poco attivi, in compenso le pietre che fanno parte del percorso sono estremamente scivolose.

Riprendiamo la via maestra, poco più avanti un ponte di legno sospeso scavalca la foce del fiume che pochi chilometri prima produce la cascata, aldilà, un caffè...cogliamo l'occasione per una sosta, il luogo è incantevole, organizzato per la sosta e popolato da uccelli, gabbiani, qualche pellicano, aironi e numerosi cormorani, alcuni dei quali con le ali aperte al vento, per asciugarle...

Come tutti i ponti sospesi questo è estremamente instabile e il vento aiuta non poco a farci "gustare" tutta la sua instabilità...

Il cappuccino, è uno dei pochi che possa competere con quelli che si possono bere in italia, purtroppo, come a più volte ho scritto, il livello qualitativo delle pietanze, qui in Australia, è molto basso ma ogni tanto si trovano delle chicche!!

Prossima fermata, prevista...Apollo Bay, la cittadina costruita per i lavoratori che hanno costruito la Great Ocean Road e che da allora è rimasta popolata, in parte dagli eredi dei lavoratori stessi e in parte da turisti che hanno deciso di restarvi...come dargli torto, il luogo è favoloso, un campo da golf ricavato tra la striscia d'asfalto, le abitazioni e l'oceano. Negozi che vendono per la maggioranza attrezzatura da surf e gadget per turisti...ristori per tutti i gusti... oltre alla tranquillità di un luogo lontano dalle problematiche cittadine....mangiamo un boccone.

L'itinerario a questo punto cambia totalmente panorama, lascia la costa per incunearsi in una foresta di eucalipto, densamente popolata da Koala, in estate è facile trovarne anche vicino al terreno, cartelli ammoniscono di non disturbarli, pare che siano piuttosto aggressivi!...a noi, in inverno, non ci è toccata questa fortuna...

Decidiamo di fare una deviazione per visitare Cape Otway, anche qui un imponente faro scruta l'oceano...ma al contrario degli altri visti fino ad adesso è possibile visitarne l'interno.

La deviazione necessaria è una stradina nella quale si fa fatica a scambiarsi, i cartelli consigliano di non superare i 40 kmh, l'asfalto è umido, in alcuni punti ricoperto di muschio, ed estremamente scivoloso...un gruppo di mucche banchetta lungo le banchine, per niente infastidite dal traffico che la meta turistica genera...

Il faro è solo la principale attrazione di un complesso, fatto da un ristorante con disponibilità di camere, un museo ricavato nella casa di quello che in tempi remoti era l'alloggio del guardiano, con annessa la sala radio, questa è restata come lo era al momento dell' abbandono della struttura...

Un lungo viale arriva alla punta dove la torre è stata costruita, seguendolo, si percepisce pian piano la maestosità della costruzione.

All'interno una scalinata a chiocciola sale fino alla terrazza che circonda la costruzione, l'ultimo guardiano del faro, che arrivato alla pensione ha deciso di restare qui a spiegare ai turisti la sua vita da the lighthouse keeper (guardiano del faro)....un simpatico signore che sembra uscito da un romanzo di Hemingway....cappello di lana, barba grigia molto lunga,  sguardo profondo e penetrante, contornato da un reticolato di profonde rughe e sorriso caloroso....l'uomo che tutti immaginano possa abitare un faro per la navigazione navale..ci spiega il funzionamento delle lenti  e di come queste girano attorno ad una serie di grosse lampade....mi affaccio alla terrazza, il vento è sibila colpendo il basso corrimano, il panorama è stupefacente.....

Salutiamo il simpatico signore, stringedogli la mano...forse sarebbe meglio dire farsi stritolare la mano, tanto la sua stretta risulta forte.

Prima di ritornare sui nostri passi, faccio una deviazione per visitare quella che durante la seconda guerra mondiale è stata una postazione radar alleata, ormai non restano che la struttura di cemento armato, che in tutta la bellezza da cui è contornata, ci sta bene come un cazzotto in un occhio, proprio non c'è verso, appena indossata la divisa, i militari perdono ogni senso di buon gusto!!!... è però un bel punto per avere una visione d'insieme di tutta la zona....veramente stupenda...

Riprendiamo "la tosca" che oggi ha festeggiato i 200.000 chilometri percorsi, e continuiamo il nostro percorso....dopo non pochi chilometri la foresta lascia il posto ai pascoli per il bestiame lasciando intravedere scorci panoramici indimenticabili.

Ancora pochi chilometri e arriviamo a quella che forse è l'attrazione principale dei tutto il percorso turistico...la scogliera dei 12 apostoli....un dei luoghi più fotografati al mondo, non a caso aggiungerei...ci arriviamo al calare del sole, gli elicotteri sciamano continuamente , da un piccolo eliporto...e visto che è più vicino della scogliera...chiediamo quanto costa fare un volo....non troppo...lo facciamo...

Saliamo su un rosso fiammante Robinson R44, ci mettiamo le cuffie, rapido breafing con il pilota, controllo delle telecamere, all'interno e all'esterno dell'abitacolo....manetta, i giri del rotore salgono, ben persto gli indicatori segnalano che abbiamo abbastanza energia da poter decollare, con la mano sinistra il pilota tira il comando collettivo, situato in mezzo ai due sedili anteriori, ci stacchiamo...e subito inizia a contrastare la coppia generata dal rotore principale, con i pedali che aumentano la spinta del rotore secondario, presa poca quota, inizia a spindere avanti il comando ciclico, situato in mezzo alle gambe del pilota, la macchina inizia a scivolare in avanti prendendo sempre più quota, 100, nodi segnalati, il volo non è dei più stabili, con tutto il vento che c'è pensavo sarebbe andata molto peggio...fatto stà...davanti a noi, la costa più bella del mondo, il sole in faccia, non ci permette per ora di appressarne i colori
, la nebbia prodotta dai marosi, smorza i contorni e si colora dei colori dell'iride...scatto foto in continuazione, passano rapidamente i picchi, il london Bridge, e l'arco....abbastanza grande da poterci passare in mezzo con l'elicottero, il pilota ci chiede scherzosamente se vogliamo volarci in mezzo!!!...il ponte sulla zona paludosa di Port Campbell, a circa 40 km dalla nostra partenza "ci informa", che è già giunta l'ora di invertire la rotta, a questo punto cambia tutto, con il sole alle spalle, lo spettacolo è fuori dal comune, il contrasto tra in verde della vegetazione e il marrone-rossiccio della scogliera colpisce gli occhi, i raggi solari fortemente inclinati del tramonto fanno il resto...un atmosfera incredibile...le emozioni si rincorrono, cineprese e macchine forografiche non bastano per fermare le emozioni...e nemmeno il tempo...
 Putroppo...mai come in questo caso è appropiato...si intravede la piazzola di atterraggio...io come immagino tutti gli altri che hanno volato sopra questo angolo di paradiso, avrei voluto fermare il tempo per poter allungare almeno di un pò le forti emozioni vissute....ma è destino dei sogni, il risveglio mi riporta all'ampia virata a sinistra ci porta in zona di atterraggio, il pilota riprendendo in mano il comando

collettivo,ci avverte che potremmo ballare e lo abbassa leggermente, abbassa il ciclico, facendo iniziare la discesa, non brusca, ma comunque decisa, siamo in hovering, fermi a pochi metri dall' hangar, tutti le altre macchine sono già a terra, manovriamo li in mezzo, il pedale destro, azionato dal pilota fa muovere la coda, fino ad allinearla alla piazzola a noi destinata....tocchiamo terra...manetta al minimo e rotori in "bandiera" (che non danno spinte)...aspettiamo che tutto sia fermo....salutiamo il pilota e scendiamo....il sogno è finito....me lo ricorderò per lungo tempo...


La giornata volge al termine e dobbiamo anche trovare un posto dove dormire, all'esplorazione da terra ci dedicheremo domani...troviamo un motel poco lontano, molto carino con veranda che si affaccia sul giardino, la ciliegina sulla torta di una giornata stupefacente...

Prossimo post...Great Ocean Road seconda parte

a presto

sabato 3 ottobre 2015

...Robinvale dintorni...

La cittadina di Robinvale è un piccolo centro in mezzo all'outback, circondato da fattorie e natura...dista 560 km da Melbourne e 500 da Adelaide la città più vicina è a 100 km, Mildura.

Tutto qui gira intorno all'agricoltura e alle stazioni minerarie situate nei dintorni, il Murray river, il fiume che fa da confine tra gli stati del Victoria e New South Wales, è l'unica vera attrazione della zona, non a caso qui sono presenti una moltitudine di lavoratori stagionali, viene prodotto di tutto. Dalle verdure al vino, dalle nocciole alle arance.

Una sola stazione di benzina, con il prezzo esorbitante, un solo supermercato, che come la stazione di benzina, offre una qualità pessima con dei prezzi da incubo.

Dopo 2 settimane passate nella casa che Andrew ci ha messo a disposizione, prendiamo la decisione di cambiare abitazione, la necessità di poter utilizzare la rete ci ha di fatto obbligato a spostarci.

Il luogo scelto è un caravan park, un campeggio, che ha la disponibilità di una connessione gratuita, oltre ad avere le classiche piazzole per le tende, ci sono anche bungalow e roulotte che vengono affittate....per il momento ci tocca la roulotte, il proprietario ci promette che appena si libera un bungalow ce lo darà...
Ci trasferiamo...ripuliamo la roulotte, e prendiamo la routine quotidiana...io vado in farm a lavorare Angela a scuola e Diego in giro a cercare soluzioni per il suo visto.
La situazione non è delle migliori, la cucina è al limite della decenza, la roulotte spiffera da tutte le parti, i bagni per quanto puliti, sono perennemente freddi....considerando che stiamo andando verso l'inverno...iniziamo a pensare che sia necessario vedere altre soluzioni....

Il lavoro procede, ho iniziato a smembrare la macchina, per poterla modificare.
Andranno spostate le fiancate di 20 cm verso sinistra, il posto di guida andrà sollevato di 50 cm, andrà allungata di 50 cm..poi bisognerà costruire un nastro trasportatore che intersecherà l'intera lunghezza da sinistra a destra, e davanti costruirò una pedana per far posto ad un operatore....dopo le prime discussioni con Andrew appare chiaro che queste modifiche metteranno quasi sicuramente in crisi il bilanciamento della macchina, per cui abbiamo in conto di spostare il motore oppure il serbatoio dell'olio, per riportare il centraggio più o meno dove era in origine..ma questo andrà visto alla fine dei lavori dopo averla provata nei campi...

I giorni passano, l' inverno inizia a farsi sentire, a volte il vento ulula da far paura, una tempesta di sabbia!!!...Oggi nei campi non c'è nessuno, lo shed (il capannone) di lamiera, si lamenta come mai ho sentito fare, cigolii, rumori di lamiere che sbattono...sono piuttosto preoccupato, l'idea di vedermi strappare da sopra la testa parte delle coperture del tetto mi inqueta non poco...Ian, li vicino a me, che bestemmia come al solito....se ne accorge....mi avvicina chiedendomi:
"what do you think?  that the wind can destroy the shed"
"si sono piuttosto preoccupato"
"don't worry, today there are only 35 knots, last year it reached 50 knots"
"cosa???...50 nodi?? e non si è rotto nulla??"
"nothing" 
La discussione non mi tranquillizza per niente, il cielo è rosso, le nubi sembrano macchiate e si muovono a una velocità stupefacente..."mah, speriamo bene"....arriva Andrew imbacuccato come un un uomo del deserto...Ian tra una bestemmia e l'altre trova il modo di prenderlo in giro
"Hei Andrew,you have become a Bedouin"....(ciao Andrew sei diventato un beduino?)
Due risate, poi si passa alle cose serie, discussione con me per chiarire come io abbia intenzione di procedere con il lavoro (mi ha soltanto detto quello che c'è da fare, nessuna indicazione sul metriale oppure sulla sequenza delle operazioni da fare), sorride e va da Ian...chiede se il trattore dal quale è stata smontata parte della trasmissione domani sarà pronto per lavorare...Ian...sorride...e divertito risponde:
" fucking tractor will be ready ... but will work,only if you can stop the wind"(il fottuto trattore si...ma lavorerà solo se riesci a fermare il vento)....il capannone si riempie di risate...
Il giorno dopo la tempesta si sarà solo attenuata, e il "fottuto trattore" ancora smontato. Le nuvole resteranno rossicce per quasi una settimana, c'è da dire però che il capannone non ha avuto danni....
  
3 settimane nel caravan, il freddo notturno ci fa decidere di cercare un altra soluzione abitativa, diego da canto suo decide di tornare a Melbourne, per riprendere il lavoro nel ristorante, purtroppo non siamo potuti essergli di aiuto, mi è dispiaciuto non poco, in fondo sono stato io a dirgli che c'erano delle buone prospettive...ma ancora una volta, mi stupisce..."figurati...se non riesco a rinnovare il working holiday visa....ritorno con uno student"...l'ultimo giorno ci aiuta a trasportare i nostri bagagli all' ostello.
La sera lo accompagnamo alla stazione, lo salutiamo dal marciapiede mentre il bus si allontana in direzione Melbourne.
Finito il lavoro a volte mi intrattengo con Ian e i ragazzi che lavorano nei campi, "beer time", a volte resto stupefatto dalla bellezza dei tramonti dell'outback. Una volta mentre a ovest il sole era morente, a est la luna aveva appena fatto la sua comparsa. Due guerrieri che si fronteggiano, in una arena infuocata.
La luna rossa che sembra rubare al sole morente gli ultimi guizzi di energia....tutto attorno il cielo si tinge di rosso....
 Il nuovo alloggio va abbastanza bene, abbastanza perchè le docce hanno la finestra aperta e non è possibile chiuderla....lavarsi quando tira vento è quasi impossibile....
I dintorni del paese sono piuttosto monotoni, nessun tipo di attività ricreativa, solo due parchi naturali, situati nelle vicinanze. Vicinanze per gli standard australiani, circa 150 km di cui una buona metà sono sterrati...Dopo vari ripensamenti decidiamo di andarli a visistare, sono confinanti, per cui prevediamo di attraversarne uno per arrivare all'altro.
Partenza di buon ora, destinazione Munro National Park, passando dall altro Hattah-Kulkyne, giriamo al bivio della statale, e dopo pochi chilometri inizia la strada sterrata...ad arrivare ad Hattah, mancano ancora 50 chilometri, speriamo bene...il fatto che manchi l'asfalto è solo un fatto estetico, il fondo stradale è sensibilmente migliore di una statale asfaltata italiana, si viaggia a 90 kmh lasciandoci dietro una impenetrabile nuvola di polvere, nessuna buca che disturba il viaggio, fa quasi strano...gli australiani ci tengono alla loro viabilità...

A un certo punto un cartello ci avvisa che sta iniziando il parco naturale, solo quello, iniziano gli attraversamenti di animali, canguri e emu per la maggior parte, qualche volpe e conigli, molto più grandi di quelli italiani...le strade vengono usate dagli enduristi, sono numerosi quelli che ci sorpassano e che incrociamo, le velocità sono sensibilmente diminuite, non per il fondo stradale ma sopratutto per il rischio di investire qualche animale, penso che la persona più vicina è a circa 150 km.....se si ferma la macchina potrei passare qualche brutto momento...dopo molta strada fatta in mezzo alla natura incontaminata un cartello..."LOOKOUT"...fermo la macchina incuriosito, di solito un lookout è un punto di visione panoramica, ma qui è tutto livellato come un biliardo!!!...il silenzio è una sorta di "presenza", quasi inquietante, solo il vento che fa frusciare i cespugli...saliamo per un lieve pendio, un canguro ci guarda, più incuriosito che impaurito, cerco di avvicinarmi....non me lo permette....se ne va saltellando...poco più avanti si intravede una torre di acciaio, costruita sulla sommità del pendio.....SONO PAZZI QUESTI AUSTRALIANI....nel punto più alto del parco hanno costruito il loro LOOKOUT..
 Il panorama intorno è impressionante, un biliardo, fatto delle cime degli alberi, ogni tanto qualche macchia rossa, in tutte le direzioni, nessun segno visibile della presenza dell'uomo, una terra come poteva essere vista dai pionieri a fine 1700...il silenzio, completa un panorama idilliaco, quasi impossibile da vedere in altri luoghi al mondo, mi stupisce e impressiona....
 Dopo aver avvistato una coppia di emu in lontananza riprendiamo il viaggio, ancora molti chilometri ci aspettano e tutti quanti sterrati, superiamo il cartello che segna la fine del parco, proseguiamo, altri 70 km e arriveremo al Munro National Park, il più importante dei due.
Il fondo stradale negli ultimi chilometri peggiora non poco, io ci avevo sperato!...e invece da una velocità piuttosto sostenuta ci tocca passare ad una andatura più adatta ad una strada sterrata. Il paesaggio intorno a noi non è cambiato, quello che sono cambiati sono gli abitanti, dagli animali selvatici, si è passati alle pecore e alle mucche, tutte libere di muoversi liberamente per i pascoli. 
 Fino a un bivio, un cartello recita che mancano 5 chilometri all'arrivo, gli ultimi sono asfaltati...."la tosca", credo che abbia tirato un sospiro di sollievo, sono ormai piu 120 km sterrati...di cui una trentina più adatti a un fuoristrada.
L'ultimo tratto di strada finisce in un attimo, il parcheggio antistante alla struttura per il ricevimento è grande e non troppo affollato.
Entriamo, recuperiamo la cartina per farsi una idea del posto. All'interno, un percorso, che con l'ausilio di fotografie spiega, come il luogo si è evoluto nel corso del tempo. Con l'arrivo dei primi coloni, la zona diventò un enorme pascolo per le pecore, nel quale convivevano aborigeni e coloni, cosa piuttosto strana, perchè i coloni all'inizio si comportarono esattamente come quelli che colonizzarono l'america, sottomettendo e sfruttando le popolazioni autoctone. Questo però sembra sia stato uno dei pochi luoghi australiani nel quale aborigeni e europei hanno condiviso pacificamente le terre.
Un percorso circolare di 50 chilometri, permette di visitare i luoghi più suggestivi.In aggiunta di un percorso da fare con mountain bike oppure a piedi di circa 5 chilometri.
Non abbiamo troppo tempo da dedicare ad una camminata, oltre a non avere le scarpe adatte per cui la scelta del percorso da fare in auto è quasi obbligatorio.
Nei pressi della struttura, quelli che sono i resti di un passato non troppo lontano, una stalla di ragguardevoli dimensioni, con attorno il percorso che il bestiame faceva per arrivare alla mungitura e alla tosa.
L'interno è esattamente come lo hanno lasciato i vecchi costruttori, le varie zone divise da staccionate di legno con accessi apribili secondo la necessità, il un angolo l'unità di propulsione di tutte le attivià svolte all' interno, una caldaia a vapore, che faceva funzionare gli impianti automatici di mungitura e le forbici per la tosa.
Nei pressi della caldaia i volani che permettavano alle forbici di poter essere utilizzate nella tosa, in tutto 8 postazioni di lavoro, basta poca immaginazione per vedere gli uomini a lavoro in mezzo ad una moltitudine di pecore belanti che aspettano il proprio turno per essere tosate.
La costruzione della stalla, per quanto piuttosto vecchia (le coperture in lamiera ondulata, sono state messe al momento della ristrutturazione, in origine era coperta da tavole di legno), è di ottima fattura, gli incastri dei tronchi sono estremamente curati, i costruttori dell'epoca a mio modo di vedere erano ben migliori di quelli attuali, oggi non credo che sia rimasto nessuno capace di una tale precisione negli intarsi, se si pensa poi che il tutto era fatto manualmente con l'ausilio di asce, la cosa è ancora più significativa.
Si parte per il percorso, sulla cartina sono segnati alcuni punti, che meritano di essere visti, pochi chilometri e siamo al primo.

Sono una serie di dune sabbiose, che in mezzo alla verde vegetazione risaltano in modo incredibile, sono estremamente chiare quasi bianche, in qualche punto la sabbia chiara si è mischiata con quella rossa dell'outback, formando un colore rosa pallido, per arrivarci un percorso di legno, evita che si possa calpestare la zona, numerosi cartelli vietano di lasciare il percorso. La zona dove sorgono le dune è una zona alluvionale, un ponte particolarmente alto, sopra un fossato asciutto lo racconta abbastanza bene.
E' una giornata ventosa, il vento gelido invernale, non permette di stare all' esterno troppo a lungo, dopo la breve passeggiata sul percorso sopraelevato, risaliamo in macchina, per il percorso preparato per le autovetture.
Il fondo è buono, in qualche punto piuttosto sabbioso, non è proprio adatto alle macchine stradali, i fuoristrada si districano decisamente meglio....Dopo pochi chilometri siamo già in mezzo al nulla....canguri, emu e conigli la fanno da padroni, sono davvero tanti...
Davanti a noi una bassa collina, arrivati in cima, ai la ti della strada, una ampia zona disegnata dall'acqua piovana e dal vento, altro indizio che ci racconta che qui quando piove lo fa davvero!!!

Pochi minuti per godere di questa spettacolare, corrosione creata dallo scorrere dell'acqua e del tempo qualche foto.....

Piu avanti una nuova stalla, costruita nello stesso periodo della
precedente e come l'altra impressiona per l' accuratezza con cui è stata costruita, rigorosamente tutta di legno, di là alla strada, l'insediamento, che i pastori usavano per vivere.
Purtroppo ne rimane solo un deposito dell'acqua sopraelevato, un forno in muratura, che viene tutt'ora usato per i barbeque, e quello che sembra un ricovero per il bestime sotterraneo.
Il silenzio la fa da padrone, solo il sibilo del vento ci fa compagnia e il sole sta pian piano tramontando....mi ritrovo a fotografare con un gruppo di canguri, nei pressi, non mi sento per nulla tranquillo, devo dargli le spalle, sono piuttosto mansueti. Ma anche abbastanza territoriali, non vorrei essere preso a calci....


Siamo ormai nelle vicinanze della reception, passiamo vicino alle dune che abbimo visto per prime, questa volta siamo dalla parte opposta, in linea d'aria sono circa 4 km di dune, del tutto simili a quelle del deserto nord africano, ma sono bianche invece che gialle.....uno stormo di pappagalli rossi scappa impaurito al nostro arrivo, anche qui non è possibile avvicinarsi a piedi, come dalla parte opposta un percorso sopraelevato di legno ci guida fino al punto più panoramico, il vento è rinforzato ed è quasi buio...scatto un paio di foto e riprendiamo la via di casa.......
 Ci aspettano 250 km di strada sterrata, da condividere con quelli che ne sono normalmente i padroni, gli animali selvatici...ai quali c'è da aggiungere quelli che sono allo stato brado nei pascoli....potrebbe essere una lunga via del ritorno... La prima paura subito appena usciti dalla strada asfaltata intorno alla reception...due emu attraversano la strada correndo a pochi metri di distanza, ho veramente rischiato di prenderli....non mi sembra di buon auspicio, considerando che la strada
è tutta da percorrere...ce la prendiamo comoda, e scegliamo una via più breve di quella che ci ha portato qui. Non passa molto, che ce ne pentiamo, questa via è decisamente più dissestata della precedente e mette a dura prova sia la macchina che noi, i fari non fanno abbastanza luce per capire quanto sono porfonde le buche e l'ondulatura del fondo stradale. In più ogni tanto sbuca dal nulla qualche gruppo di animali, perlopiù pecore, ma anche mucche.....oltre a tutti gli altri....quando ormai avevo perso ogni speranza di ritrovare la strada asfaltata...un forte colpo (ho pensato che la tosca avesse esalato l'ultimo respiro)....interrompe il rumore dei sassi che sbattono nei parafanghi....e un improvviso silenzio mi dice che ormai il peggio è passato...il gps mi informa che mancano ancora 50 chilometri....ma sono sicuro che se non ho distrutto la macchina fino ad ora....non la distruggerò di certo da ora fino a casa...

Prossimo post...."GREAT OCEAN ROAD, parte prima"

a presto