sabato 3 ottobre 2015

...Robinvale dintorni...

La cittadina di Robinvale è un piccolo centro in mezzo all'outback, circondato da fattorie e natura...dista 560 km da Melbourne e 500 da Adelaide la città più vicina è a 100 km, Mildura.

Tutto qui gira intorno all'agricoltura e alle stazioni minerarie situate nei dintorni, il Murray river, il fiume che fa da confine tra gli stati del Victoria e New South Wales, è l'unica vera attrazione della zona, non a caso qui sono presenti una moltitudine di lavoratori stagionali, viene prodotto di tutto. Dalle verdure al vino, dalle nocciole alle arance.

Una sola stazione di benzina, con il prezzo esorbitante, un solo supermercato, che come la stazione di benzina, offre una qualità pessima con dei prezzi da incubo.

Dopo 2 settimane passate nella casa che Andrew ci ha messo a disposizione, prendiamo la decisione di cambiare abitazione, la necessità di poter utilizzare la rete ci ha di fatto obbligato a spostarci.

Il luogo scelto è un caravan park, un campeggio, che ha la disponibilità di una connessione gratuita, oltre ad avere le classiche piazzole per le tende, ci sono anche bungalow e roulotte che vengono affittate....per il momento ci tocca la roulotte, il proprietario ci promette che appena si libera un bungalow ce lo darà...
Ci trasferiamo...ripuliamo la roulotte, e prendiamo la routine quotidiana...io vado in farm a lavorare Angela a scuola e Diego in giro a cercare soluzioni per il suo visto.
La situazione non è delle migliori, la cucina è al limite della decenza, la roulotte spiffera da tutte le parti, i bagni per quanto puliti, sono perennemente freddi....considerando che stiamo andando verso l'inverno...iniziamo a pensare che sia necessario vedere altre soluzioni....

Il lavoro procede, ho iniziato a smembrare la macchina, per poterla modificare.
Andranno spostate le fiancate di 20 cm verso sinistra, il posto di guida andrà sollevato di 50 cm, andrà allungata di 50 cm..poi bisognerà costruire un nastro trasportatore che intersecherà l'intera lunghezza da sinistra a destra, e davanti costruirò una pedana per far posto ad un operatore....dopo le prime discussioni con Andrew appare chiaro che queste modifiche metteranno quasi sicuramente in crisi il bilanciamento della macchina, per cui abbiamo in conto di spostare il motore oppure il serbatoio dell'olio, per riportare il centraggio più o meno dove era in origine..ma questo andrà visto alla fine dei lavori dopo averla provata nei campi...

I giorni passano, l' inverno inizia a farsi sentire, a volte il vento ulula da far paura, una tempesta di sabbia!!!...Oggi nei campi non c'è nessuno, lo shed (il capannone) di lamiera, si lamenta come mai ho sentito fare, cigolii, rumori di lamiere che sbattono...sono piuttosto preoccupato, l'idea di vedermi strappare da sopra la testa parte delle coperture del tetto mi inqueta non poco...Ian, li vicino a me, che bestemmia come al solito....se ne accorge....mi avvicina chiedendomi:
"what do you think?  that the wind can destroy the shed"
"si sono piuttosto preoccupato"
"don't worry, today there are only 35 knots, last year it reached 50 knots"
"cosa???...50 nodi?? e non si è rotto nulla??"
"nothing" 
La discussione non mi tranquillizza per niente, il cielo è rosso, le nubi sembrano macchiate e si muovono a una velocità stupefacente..."mah, speriamo bene"....arriva Andrew imbacuccato come un un uomo del deserto...Ian tra una bestemmia e l'altre trova il modo di prenderlo in giro
"Hei Andrew,you have become a Bedouin"....(ciao Andrew sei diventato un beduino?)
Due risate, poi si passa alle cose serie, discussione con me per chiarire come io abbia intenzione di procedere con il lavoro (mi ha soltanto detto quello che c'è da fare, nessuna indicazione sul metriale oppure sulla sequenza delle operazioni da fare), sorride e va da Ian...chiede se il trattore dal quale è stata smontata parte della trasmissione domani sarà pronto per lavorare...Ian...sorride...e divertito risponde:
" fucking tractor will be ready ... but will work,only if you can stop the wind"(il fottuto trattore si...ma lavorerà solo se riesci a fermare il vento)....il capannone si riempie di risate...
Il giorno dopo la tempesta si sarà solo attenuata, e il "fottuto trattore" ancora smontato. Le nuvole resteranno rossicce per quasi una settimana, c'è da dire però che il capannone non ha avuto danni....
  
3 settimane nel caravan, il freddo notturno ci fa decidere di cercare un altra soluzione abitativa, diego da canto suo decide di tornare a Melbourne, per riprendere il lavoro nel ristorante, purtroppo non siamo potuti essergli di aiuto, mi è dispiaciuto non poco, in fondo sono stato io a dirgli che c'erano delle buone prospettive...ma ancora una volta, mi stupisce..."figurati...se non riesco a rinnovare il working holiday visa....ritorno con uno student"...l'ultimo giorno ci aiuta a trasportare i nostri bagagli all' ostello.
La sera lo accompagnamo alla stazione, lo salutiamo dal marciapiede mentre il bus si allontana in direzione Melbourne.
Finito il lavoro a volte mi intrattengo con Ian e i ragazzi che lavorano nei campi, "beer time", a volte resto stupefatto dalla bellezza dei tramonti dell'outback. Una volta mentre a ovest il sole era morente, a est la luna aveva appena fatto la sua comparsa. Due guerrieri che si fronteggiano, in una arena infuocata.
La luna rossa che sembra rubare al sole morente gli ultimi guizzi di energia....tutto attorno il cielo si tinge di rosso....
 Il nuovo alloggio va abbastanza bene, abbastanza perchè le docce hanno la finestra aperta e non è possibile chiuderla....lavarsi quando tira vento è quasi impossibile....
I dintorni del paese sono piuttosto monotoni, nessun tipo di attività ricreativa, solo due parchi naturali, situati nelle vicinanze. Vicinanze per gli standard australiani, circa 150 km di cui una buona metà sono sterrati...Dopo vari ripensamenti decidiamo di andarli a visistare, sono confinanti, per cui prevediamo di attraversarne uno per arrivare all'altro.
Partenza di buon ora, destinazione Munro National Park, passando dall altro Hattah-Kulkyne, giriamo al bivio della statale, e dopo pochi chilometri inizia la strada sterrata...ad arrivare ad Hattah, mancano ancora 50 chilometri, speriamo bene...il fatto che manchi l'asfalto è solo un fatto estetico, il fondo stradale è sensibilmente migliore di una statale asfaltata italiana, si viaggia a 90 kmh lasciandoci dietro una impenetrabile nuvola di polvere, nessuna buca che disturba il viaggio, fa quasi strano...gli australiani ci tengono alla loro viabilità...

A un certo punto un cartello ci avvisa che sta iniziando il parco naturale, solo quello, iniziano gli attraversamenti di animali, canguri e emu per la maggior parte, qualche volpe e conigli, molto più grandi di quelli italiani...le strade vengono usate dagli enduristi, sono numerosi quelli che ci sorpassano e che incrociamo, le velocità sono sensibilmente diminuite, non per il fondo stradale ma sopratutto per il rischio di investire qualche animale, penso che la persona più vicina è a circa 150 km.....se si ferma la macchina potrei passare qualche brutto momento...dopo molta strada fatta in mezzo alla natura incontaminata un cartello..."LOOKOUT"...fermo la macchina incuriosito, di solito un lookout è un punto di visione panoramica, ma qui è tutto livellato come un biliardo!!!...il silenzio è una sorta di "presenza", quasi inquietante, solo il vento che fa frusciare i cespugli...saliamo per un lieve pendio, un canguro ci guarda, più incuriosito che impaurito, cerco di avvicinarmi....non me lo permette....se ne va saltellando...poco più avanti si intravede una torre di acciaio, costruita sulla sommità del pendio.....SONO PAZZI QUESTI AUSTRALIANI....nel punto più alto del parco hanno costruito il loro LOOKOUT..
 Il panorama intorno è impressionante, un biliardo, fatto delle cime degli alberi, ogni tanto qualche macchia rossa, in tutte le direzioni, nessun segno visibile della presenza dell'uomo, una terra come poteva essere vista dai pionieri a fine 1700...il silenzio, completa un panorama idilliaco, quasi impossibile da vedere in altri luoghi al mondo, mi stupisce e impressiona....
 Dopo aver avvistato una coppia di emu in lontananza riprendiamo il viaggio, ancora molti chilometri ci aspettano e tutti quanti sterrati, superiamo il cartello che segna la fine del parco, proseguiamo, altri 70 km e arriveremo al Munro National Park, il più importante dei due.
Il fondo stradale negli ultimi chilometri peggiora non poco, io ci avevo sperato!...e invece da una velocità piuttosto sostenuta ci tocca passare ad una andatura più adatta ad una strada sterrata. Il paesaggio intorno a noi non è cambiato, quello che sono cambiati sono gli abitanti, dagli animali selvatici, si è passati alle pecore e alle mucche, tutte libere di muoversi liberamente per i pascoli. 
 Fino a un bivio, un cartello recita che mancano 5 chilometri all'arrivo, gli ultimi sono asfaltati...."la tosca", credo che abbia tirato un sospiro di sollievo, sono ormai piu 120 km sterrati...di cui una trentina più adatti a un fuoristrada.
L'ultimo tratto di strada finisce in un attimo, il parcheggio antistante alla struttura per il ricevimento è grande e non troppo affollato.
Entriamo, recuperiamo la cartina per farsi una idea del posto. All'interno, un percorso, che con l'ausilio di fotografie spiega, come il luogo si è evoluto nel corso del tempo. Con l'arrivo dei primi coloni, la zona diventò un enorme pascolo per le pecore, nel quale convivevano aborigeni e coloni, cosa piuttosto strana, perchè i coloni all'inizio si comportarono esattamente come quelli che colonizzarono l'america, sottomettendo e sfruttando le popolazioni autoctone. Questo però sembra sia stato uno dei pochi luoghi australiani nel quale aborigeni e europei hanno condiviso pacificamente le terre.
Un percorso circolare di 50 chilometri, permette di visitare i luoghi più suggestivi.In aggiunta di un percorso da fare con mountain bike oppure a piedi di circa 5 chilometri.
Non abbiamo troppo tempo da dedicare ad una camminata, oltre a non avere le scarpe adatte per cui la scelta del percorso da fare in auto è quasi obbligatorio.
Nei pressi della struttura, quelli che sono i resti di un passato non troppo lontano, una stalla di ragguardevoli dimensioni, con attorno il percorso che il bestiame faceva per arrivare alla mungitura e alla tosa.
L'interno è esattamente come lo hanno lasciato i vecchi costruttori, le varie zone divise da staccionate di legno con accessi apribili secondo la necessità, il un angolo l'unità di propulsione di tutte le attivià svolte all' interno, una caldaia a vapore, che faceva funzionare gli impianti automatici di mungitura e le forbici per la tosa.
Nei pressi della caldaia i volani che permettavano alle forbici di poter essere utilizzate nella tosa, in tutto 8 postazioni di lavoro, basta poca immaginazione per vedere gli uomini a lavoro in mezzo ad una moltitudine di pecore belanti che aspettano il proprio turno per essere tosate.
La costruzione della stalla, per quanto piuttosto vecchia (le coperture in lamiera ondulata, sono state messe al momento della ristrutturazione, in origine era coperta da tavole di legno), è di ottima fattura, gli incastri dei tronchi sono estremamente curati, i costruttori dell'epoca a mio modo di vedere erano ben migliori di quelli attuali, oggi non credo che sia rimasto nessuno capace di una tale precisione negli intarsi, se si pensa poi che il tutto era fatto manualmente con l'ausilio di asce, la cosa è ancora più significativa.
Si parte per il percorso, sulla cartina sono segnati alcuni punti, che meritano di essere visti, pochi chilometri e siamo al primo.

Sono una serie di dune sabbiose, che in mezzo alla verde vegetazione risaltano in modo incredibile, sono estremamente chiare quasi bianche, in qualche punto la sabbia chiara si è mischiata con quella rossa dell'outback, formando un colore rosa pallido, per arrivarci un percorso di legno, evita che si possa calpestare la zona, numerosi cartelli vietano di lasciare il percorso. La zona dove sorgono le dune è una zona alluvionale, un ponte particolarmente alto, sopra un fossato asciutto lo racconta abbastanza bene.
E' una giornata ventosa, il vento gelido invernale, non permette di stare all' esterno troppo a lungo, dopo la breve passeggiata sul percorso sopraelevato, risaliamo in macchina, per il percorso preparato per le autovetture.
Il fondo è buono, in qualche punto piuttosto sabbioso, non è proprio adatto alle macchine stradali, i fuoristrada si districano decisamente meglio....Dopo pochi chilometri siamo già in mezzo al nulla....canguri, emu e conigli la fanno da padroni, sono davvero tanti...
Davanti a noi una bassa collina, arrivati in cima, ai la ti della strada, una ampia zona disegnata dall'acqua piovana e dal vento, altro indizio che ci racconta che qui quando piove lo fa davvero!!!

Pochi minuti per godere di questa spettacolare, corrosione creata dallo scorrere dell'acqua e del tempo qualche foto.....

Piu avanti una nuova stalla, costruita nello stesso periodo della
precedente e come l'altra impressiona per l' accuratezza con cui è stata costruita, rigorosamente tutta di legno, di là alla strada, l'insediamento, che i pastori usavano per vivere.
Purtroppo ne rimane solo un deposito dell'acqua sopraelevato, un forno in muratura, che viene tutt'ora usato per i barbeque, e quello che sembra un ricovero per il bestime sotterraneo.
Il silenzio la fa da padrone, solo il sibilo del vento ci fa compagnia e il sole sta pian piano tramontando....mi ritrovo a fotografare con un gruppo di canguri, nei pressi, non mi sento per nulla tranquillo, devo dargli le spalle, sono piuttosto mansueti. Ma anche abbastanza territoriali, non vorrei essere preso a calci....


Siamo ormai nelle vicinanze della reception, passiamo vicino alle dune che abbimo visto per prime, questa volta siamo dalla parte opposta, in linea d'aria sono circa 4 km di dune, del tutto simili a quelle del deserto nord africano, ma sono bianche invece che gialle.....uno stormo di pappagalli rossi scappa impaurito al nostro arrivo, anche qui non è possibile avvicinarsi a piedi, come dalla parte opposta un percorso sopraelevato di legno ci guida fino al punto più panoramico, il vento è rinforzato ed è quasi buio...scatto un paio di foto e riprendiamo la via di casa.......
 Ci aspettano 250 km di strada sterrata, da condividere con quelli che ne sono normalmente i padroni, gli animali selvatici...ai quali c'è da aggiungere quelli che sono allo stato brado nei pascoli....potrebbe essere una lunga via del ritorno... La prima paura subito appena usciti dalla strada asfaltata intorno alla reception...due emu attraversano la strada correndo a pochi metri di distanza, ho veramente rischiato di prenderli....non mi sembra di buon auspicio, considerando che la strada
è tutta da percorrere...ce la prendiamo comoda, e scegliamo una via più breve di quella che ci ha portato qui. Non passa molto, che ce ne pentiamo, questa via è decisamente più dissestata della precedente e mette a dura prova sia la macchina che noi, i fari non fanno abbastanza luce per capire quanto sono porfonde le buche e l'ondulatura del fondo stradale. In più ogni tanto sbuca dal nulla qualche gruppo di animali, perlopiù pecore, ma anche mucche.....oltre a tutti gli altri....quando ormai avevo perso ogni speranza di ritrovare la strada asfaltata...un forte colpo (ho pensato che la tosca avesse esalato l'ultimo respiro)....interrompe il rumore dei sassi che sbattono nei parafanghi....e un improvviso silenzio mi dice che ormai il peggio è passato...il gps mi informa che mancano ancora 50 chilometri....ma sono sicuro che se non ho distrutto la macchina fino ad ora....non la distruggerò di certo da ora fino a casa...

Prossimo post...."GREAT OCEAN ROAD, parte prima"

a presto

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