Ritorniamo indietro, siamo intenzionati a vedere da vicino i dodici apostoli, dalla parte opposta delle piazzole degli elicotteri, troviamo l'accesso alle terrazze panoramiche per avere una visione d'insieme della scogliera.
Se dall'elicottero è stata una visione incantevole, da terra si apprezza molto di più la dimensione degli scogli che vento e mare hanno nei millenni cesellato...
La scogliera a picco sul mare termina su una breve battigia, il rosso della terra si mischia con il blu dell'oceano e il bianco della copiosa schiuma che il marosi, di un mare in tempesta, formano.
Il vento solleva una nebbia che smorza i contorni dei panorami lontani, la temperatura rispetto a ieri è molto calata, la brezza proveniente dal polo sud, attraversa i vestiti con facilità, purtroppo non siamo vestiti con abbigliamento invernale e la permanenza all'esterno è quanto meno difficile.
Si resta quasi incantati dal prodigio della natura, molto difficilmente si riesce a raccontare quello che ci si para davanti...ci aspettano molti punti di osservazione.
Poco più avanti il primo bivio che si addentra verso l'oceano..."the arc"...una scalinata ci accompagna veso la spiaggia, interrompendosi a una trentina di metri da questa, davanti a noi un enorme arco scavato nella terra che cade a picco sul mare, le onde entrano ed escono ritmicamente, lasciando nell aria un forte frastuono...assieme il sibilo del vento...
Questa struttura è solo una piccola parte della baia nella quale è inserita, tutto attorno la scogliera verticale, l'angolo è abbastanza riparato dal vento, ci possiamo permettere il lusso di goderci per un pò lo spettacolo....
La statale costeggia il dirupo, si intravedono le punte degli "apostoli", per fortuna la strada non è affollata di traffico e questo mi permette di poter distogliere lo sguardo dal nastro asfaltao davanti a me.
Il cartello "london bridge" ci informa che è arrivato il momento di un altra sosta.
Una lingua di terra, con il tempo è stata scavata, poi il crollo, lasciando un ponte triangolare in mezzo alla baia, l'oceano si insinua in mezzo a a queste piccole lingue di terra.
Questa non è la sola strutura del genere se ne puo vedere un altra, messa in modo anche molto più panoramico. Davanti a un profondo fiordo, nel quale l'oceano penetra rumorososamente, aiutato dal forte vento.
La scogliera dei dodici apostoli, si è formata nei secoli con l'erosione combinata di oceano e vento, la terra australiana è estremamente friabile, non è compatta come quella che abbiamo in europa, per cui la resistenza che offre alle intemperie è piuttosto blanda. Questa costa è in continua evoluzione, tutti gli anni se ne perde da 5 a 10 cm.
Giorno dopo giorno, viene scavata e gli scavi provocano con il tempo dei crolli, fino a formare questi incredibili monumenti alla natura, alla sua forza....alla sua bellezza.
Continuando, sono molteplici i punti di osservazione, tutti stupendamente unici.
Descriverli tutti sarebbe ripetivo, perchè in fondo nella loro unicità tutti si somigliano, e tutti hanno in comune un denominatore....l'uomo non ci ha messo mano....se non per costruire strutture che consentano di poter vedere in sicurezza questo spettacolo naturale, alcuni hanno scale ripide e tortuose che arrivano sulla battigia, creando punti di osservazione di particolare effetto...
Tutte le strutture sono rigorosamente costruite in legno, non un centimetro quadrato di cemento, a sottolineare l'estremo rispetto che gli australiani hanno delle loro bellezze naturali, il confronto con la mia nazione non regge su molti fronti...su questo in particolar modo.
Ci sono anche punti che uniscono il frastuono dell'oceno e il sibiliare del vento alla calma foce di un fiume, dove è abbastanza facile vedere le foche oppure i pinguini, oltre agli onnipresenti gabbiani e cormorani.
Il tutto perfettamente segnalato da cartelli turistici e spiegazioni di quello che si ha davanti agli occhi.
La consapevolezza australiana dell' attrazione turistica, della propria terra fa pensare...il nostro paese che per quello che riguarda cultura e bellezze naturali è probabilmente secondo a nessuno, non ha mai avuto, purtroppo, una gestione di queste ricchezze naturali. Un vero peccato, forse più un dramma, i governi che nel tempo si sono succeduti abbiamo avuto occhi solo per il denaro che le speculazioni edilizie avrebbero portato nelle loro tasche.
Lasciandoci alle spalle, la scogliera più fotografata al mondo, si trovano altre chicche...Warrnambool, è la città che di fatto sancisce la fine della Great Ocean Road...è una cittadina che vive per la maggior parte del flusso turistico che la statale offre...
Solo il parco dedicato hai caduti di tutte le guerre, meriterebbe di passarci un bel pò di tempo....tempo che non abbiamo...solo pochi minuti...il vento gelido, ha comunque aiutato non poco a farci togliere le tende!!!

Tra le varie cose ci siamo soffermati alla "pietrified forrest" (foresta pietrificata)...tubi di pietra hanno nel tempo avvolto la vegetazione, che poi è scomparsa, lasciando questa strana testimonianza.
Nei pressi, Cape Nelson, un promontorio reso parco naturale, dove svetta un faro di navigazione messo in un punto particolare e te lo trovi davanti come un miraggio...visto che guidando sei troppo preso a scansare canguri, echidna, opossum e wonbat presenze continue lungo la strada che ci porta al parco.
Dopo Portland, l'itinerario continua, ma verso l'interno, la costa con il suo ululare del vento, il rombo dell'oceano, gli spruzzo d'acqua e il forte odore salmastro diventa pian pian un offuscato ricordo...passano le ore e i chilometri, il panorama che ci circonda è piuttosto monotono, pascoli a perdita d'occhio, mucche e pecore che condividono l'erba fresca con canguri e emu.
Passiamo attraverso Mount Gambier, qui un lago nato nel cono di un vulcano spento da tempi immemorabili, Blue Lake...la strada lo costeggia alcuni punti sono a dir poco favolosi....le pareti verticali si tuffano in un blu cobalto, in più punti sono costruite torri di osservazione di cui alcune molto vecchie e chiuse, testimonianza che questa cattedrale naturale è da molto tempo meta turistica.
Altri chilometri....altre ore il panorama riprende la sua monotonia di mucche, pecore e canguri.....in lontananza si inizia a notare un cambiamento di sfondo....alberi...ma sembrano essere non cresciuti naturalmente tanto sono attaccati gli uni agli altri...tanto sono tutti alti uguali, l'orizzonte sembra scalato...ha tutta l'aria di esserci la mano umana dietro e questo stupefacente effetto ottico....
E' proprio così, si passa in mezzo a una zona atta alla produzione di legno per costruzioni, sono quasi 100 chilometri!! In australia gran parte delle case e fatta di assi di legno, oltre a tutte le strutture adibite alla fruizione di paradisi turistici....abeti....di tutte le dimensioni da pochi centimetri a 50 metri di altezza...in alcuni punti cataste di tronchi pronte per essere trasportate. Adesso abbiamo più chiaro il motivo della costante presenza di truck sulla strada.
Ci stiamo avvicinando ad Adelaide e ritorniamo, verso la costa per costeggiare la zona paludosa dei laghi Alexandrina e Albert....la via è stretta, fortunatamente poco trafficata, ma estremamente suggestiva, procede lungo la palude che sfocia nel primo dei due laghi....un dosso mi copre la visuale e il gps...nel totale silenzio, prende vita "after five hundred meter take a ferrie"...(tra 500 metri prendi il traghetto)...la prima cosa che penso è che devo cambiare spacciatore al navigatore!!!....poi invece scopro che davvero una lingua di acqua interrompe la statale...e una chiatta agganciata a cavi d'acciaio si occupa del trasporto dei mezzi dall'altra parte!!!
Pochi chilometri ancora e iniziamo a costeggiare i laghi, purtroppo non vicino quanto avremmo sperato, comunque le dimensionni impressionano, in qualche punto si confonde dove finisce l'oceano e inizia il lago, tanto siamo lotani dal bordo esterno...arriviamo alle porte di Adelaide, la zona che la precede è collinare, nella maggior parte dei casi adibite a pascoli per bestiame, ma estremamente suggestiva...grandi pietre sbuacano dal manto verde dell'erba, qualche albero che è li da tempo immemore...ogni curva fa trovare un nuovo panorama, una nuova sorpresa...
In lontananza iniziamo a vedere lo skyline di Adelaide, ancora pochi chilometri e sarà necessario cercare un motel dove passare la notte...il gps si desta di nuovo..."at six hundred meter turn right" (a seicento metri gira a destra)..."A DESTRA???"....ma siamo in mezzo ad una statale....e non si vedono strade a destra!!!...Mah!!!...poi intravedo la strada...giro...poco più di 50 metri dopo il gps mi informa di nuovo "after one hundred meter take u-turn if possible" (tra 100 metri fai una inversione a U se è possibile)....si devo proprio cambiare lo spacciatore al mio gps... al primo motel che troviamo ad Adelaide ci fermiamo per la notte...domani dovremmo per forza tornare a Robinvale, dopo domani devo andare a lavorare e Angela a scuola.....riprende la "vita normale"....
prossimo post ...MELBOURNE ARRIVIAMO...
a presto
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